Pagina:Inni di Callimaco.djvu/83

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Piagnean di me le mie sorelle, quando
     Di Clori il cavalier le preste piume 7
     57Ver la città d’Arsinoe spiegando,

Al casto sen di Citerea mi assume;
     Colà suo messo Zefiriti manda
     60Dei lidi di Canopo amico nume, 8

Credo perchè l’Ariannéa ghirlanda
     Non risplenda quì sola, ed io non manco
     63Debite a questo ciel fiammelle spanda.

Io giunta al tempio de’ celesti imbianco
     Di nova luce il mondo; io del gagliardo
     66Leon vicina e del virgineo fianco

E di Callisto Licaonia guardo
     L’occaso, e sono di Boote duce,
     69Che a tuffarsi nel mar sempre è il più tardo.

Me quando tace la diurna luce
     Premon vestigi d’immortal corona,
     72E al mar la mattutina ora riduce.

O di Ramnunte vergine perdona,
     Se il vero io son di favellare amica
     75Liberamente come in cuor mi suona,