Pagina:Inni di Callimaco.djvu/94

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di questo lavacro non si poteva toccare l’acqua del fiume, e si doveva attingere dai fonti. Non era permesso guardare il simulacro di Pallade, mentre nuda de’ suoi ornamenti si lavava nell’Inaco, ed era religiosa credenza, che il vederla e il perder gli occhi fosse tutt’uno. Questa credenza è rinnovellata dal poeta, il quale narra come Tiresia rimase cieco per aver veduta Pallade bagnarsi nel fiume Ippocrene con Cariclo madre di lui.

2 Agesilao significa adunatore di popoli.


CERERE


1 Nella festa di Cerere si portava intorno il mistico canestro, a cui non potea volgere gli sguardi alcuno, che non fosse iniziato ai misteri della dea, e non avesse sciolto il digiuno. Cerere fu la prima, che trovò le biade e le leggi, il mio e il tuo. Il caso della fame di Eresittone inspira la riverenza dovuta a Cerere e agli altri dei.

2 ἠέ μιν αὐτὸς βόσκε λαβὼν. Queste parole sono dall’ultimo recensore di Callimaco Augusto Ernesti tradotte così: aut eum ipse sume et devora. A me sembra, che si debbano tradurre sume et pasce, cioè piglialo tu a nudrire.

3 Chi volesse conoscere più addentro le dottrine espresse da Callimaco in questi sei Inni, potrà consultare il commentario perpetuo di Ezecchiele Spanemio.