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L'Autore innamoratosi di D. Ciccio, subito vedutolo ne manifesta la cagione.
xx. Colà ne la Provincia de la Marca
Quel Mostaccion da imperial Monarca,
4Cui non fu visto pari al Mondo mai;
Appena il guardo stupido girai
A quel gajo faccion da Patriarca,
Che (come già d’amor disse il Petrarca)
8Ne restai preso, e non me ne guardai.
Così, ne sò dir come, il traditore
Con quel suo giovial viso leggiadro
11M’entrò nel petto, e ne sottrasse il core,
Ma, se rifletto al caso, e ben lo sguardo,
Meraviglia non è, non è stupore,
14Che mi rubbasse il core un volto ladro.
Il Diluvio Universale.
xxi. Volle abbissar la terra, il Patriarca
Noè fè la gran machina de l’Arca
4Per la conservazion degli animali;
E tanti furo i bastimenti, e tali
Le provision cibarie, onde fu carca
Dal provido Nocchier la nobil Barca,
8Ch’intrepida varcò l'acque letali.
Ma s’oggi ancor di renderne distrutti
Tornasse al Cielo un simile capriccio
11Per i nostri peccati enormi, e brutti;
Non accadria, che fossero introdutti
Colà tanti animali, ove D. Ciccio
14E' tal da se, che basteria per tutti.
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