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la capanna dello zio tom


     — «Nel tuo caso, ben parli. Ti hanno allevata come loro figliuola, ti hanno ben nutrita e vestita, ti furon sempre benevoli, ti hanno data una buona educazione, posson dunque riclamare qualche diritto sopra di te. Ma io fui battuto, oltraggiato, o, per lo meno, lasciato affatto in abbandono. Che gli debbo io? gli pagai mille volte il mio mantenimento: no, non voglio più a lungo tollerar questo stato; nol voglio assolutamente» esclamò stringendo il pugno ed aggrottando le ciglia.

Elisa tremò e tacque; quell’indole affettuosa parea piegasse come giuoco sotto l’impeto d’una violenta bufera.

— «Ti ricordi — riprese Giorgio — del cagnolino che mi avevi regalato? quella povera creatura era l’unica consolazione che mi aveva; di notte si coricava presso di me, di giorno mi seguia dappertutto, e mi sogguardava con tale un’espressione che parea comprendesse ciò che io soffriva. Ebbene jer l’altro, mentre io le dava da mangiare un qualche misero rimasuglio che avea raccolto all’uscio della cucina, il padrone sopraggiunse, mi disse che io manteneva quel cane a sue spese; non poter tollerare che un suo negro tenga un cane; mi ingiunse di afferrarlo, legargli una pietra al collo, gittarlo in una pozzanghera.»

— «Ah, Giorgio non l’ha fatto!»

— «Non io, ma ben egli. Il padrone e Tom suo figliuolo ammazzarono a colpi di pietra la povera bestia mentre affogava. Povero cane! mi guardava tra l’accorato e l’attonito perchè io non gli corressi in aita. Fui battuto, perchè non volli ubbidire. Ma poco mi importa; il padrone dovrà persuadersi che io non sono tale da piegare sotto il frustino; e, se non vi bada, verrà il mio giorno!»

— «Giorgio, che vuoi fare? Non commettere cattive azioni. Se operi rettamente, se hai fiducia in Dio, Dio saprà liberarti....»

— «Non sono cristiano come tu, Elisa; il mio cuore è gonfio di amarezza; non posso confidare in Dio, perchè lascia che succedano di tali cose.»

— «Oh Giorgio, bisogna aver fede! La padrona suol dirmi che quando tutto ci va alla peggio, dobbiam credere che Dio il permetta pel nostro meglio.»

— «Torna facile il dirlo a persone che si adagiano sopra sofà e vanno a diporto nelle loro vetture; ma si mettano un pochino al mio posto, e scommetto che parleranno ben altrimenti. Vorrei esser buono, ma il mio cuore arde e non può perdonare. Tu stessa nol potresti a mio posto, specialmente se tu sapessi ciò che ho a dirti. Ma finora non sai tutto.»

— «Che può dunque sopraggiungermi?»

— «Ebbene, il padrone ebbe poc’anzi a dirmi che io era stato uno sciocco a lasciarmi ammogliare fuori di lì; che egli detestava i Shelby e