Pagina:La coltivazione degli olivi.djvu/22

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libro primo 11

Qual di nocchj va pieno, e di gran gobbe
255Tutto si sforma; altro di rami appena
La fronte adombra, e non maturo il frutto
Dalle povere frondi arido casca.
Tardi accorto del fallo, allor la spesa
Piagne fatica, e l’irrito lavoro
260Il contadin, che dispettoso e mesto
Sveglie l’arbor perduto, e fa la selva
Suonar de’ spessi colpi a se d’intorno.
Misero! intanto non rimane a lui
Di che la vulgar rapa, e il fragil porro
265Intrida a desco rusticale, e l’almo
Pesce, e l’erbe condisca, e del perduto
Olio il disagio risarcir gli è duopo
Di secche stoppie, e fragil canne, e faci
Che la selva ministra, allorché stretto
270Con sua famiglia le prodotte notti
Tempra del verno ne’ presepj, e canta.
     Come scelto abbi il loco adatto all’opra,
Ove la terra, e il ciel larga prometta
A tuoi sudor mercede, il terren cava
275Ad uguali distanze, e tal fra loro
Servin gli scavi aperti ordine, e legge,
Quale appunto distinta in partimenti
Bene istrutta coorte in giuste fila
Si devolve, e compon nei lati campi