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La maestrina degli operai 127

ogni moto del viso, ogni inflessione di voce. Egli cominciò a notar tutto questo, non appena l’orgoglio quetato gli lasciò un po’ libera la facoltà dell’osservazione, e tutto questo gli riusciva singolare e gli cominciava a far pensare che tutta quella gentilezza non fosse soltanto vernice o artifizio d’educazione, come prima credeva. Era veramente una creatura d’una nuova specie per lui. Nonostante il suo orgoglio selvaggio, nato, come quello dei pochi compagni della sua tempra, da una prepotente e indeterminata ambizione, e da una coscienza confusa di facoltà non comuni, soffocate dalla povertà e dall’ignoranza, egli principiava a riconoscere vagamente in lei qualche cosa di superiore a sè, che lo umiliava senza