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170 La maestrina degli operai

due con le grosse teste arruffate, piccoli e corpulenti, che parevan fratello e sorella. Il salottino, repubblicanamente austero, non aveva altro ornamento che i ritratti in stampa del Mazzini, del Saffi e di Alberto Mario, appesi a una parete; dall’altra pendeva un gran quadro calligrafico, diviso in scompartimenti colorati, nei quali erano segnati gli stipendi dei maestri elementari di tutti gli Stati civili; la tavola era rischiarata da un lumino da cucina, posto sopra una scatola di zucchero, vuota.

— Ah! lei è qui! — disse il maestro, ed entrò senz’altro nel suo discorso prediletto, a proposito d’un memoriale che stava scrivendo, perchè il municipio di Torino accettasse come validi, pei diritti alla pensione,