Pagina:La pastorizia.djvu/109

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100 la pastorizia,

     165Nè men grave ti sia ne’ di festivi
Notar le pecorelle ad una ad una.
Utile è ancor saper qual madre, e quale
De’ montoni fia padre ai nati agnelli;
Qual più dell’agne in latte abbondi, e cresca
170Migliori i figli suoi; onde n’escluda
Quel capo o l’altro, o con più amor lo guardi.
Del chiuso ovil si asside in sulla soglia
Il pastor, rivocando alle sue mani
La madre e il figlio, e in sull’orecchie a intrambi
175Corrispondente il numero v’incide,
Cui nè tempo, nè caso altro potria
La stabil nota scancellar più mai.
Breve dolor da ciò non ti sconforti;
Chè non molto vital senso alla punta
180Dell’orecchio si aggiugne, e il sangue espresso
Ristagna atra fuliggine e sal trito.
     Ma tempo or vien, che al genïal lavoro
Del tondere ti appresti; ecco sorride,
Dalle fecondatrici aure guidata,
185Fiorente primavera alle campagne.
Tosando al maggio, utilità ti viene
Cui spregiar non potresti. Alla nudata
Pecorella non è che la propinqua