Pagina:La pastorizia.djvu/16

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libro primo 7

Se l’uom non era; irreparabil danno!
Chè di tempre migliori altro animale
140Dato sperar non era; o guardi al vitto
Che parco ti domanda, o al latte, o agli usi
Delle morbide lane ond’ei si veste.
Se l’agne accoppj, un folto ordin di figli
Ti fa contento, e due fiate ancora
145Sotto l’Italo ciel spongon lor parti.
Denso di pingue umor dolce si stilla
Alle nodrici nelle poppe il latte
Con larghi rivi; ed agli agnelli abbonda,
Sì che il pastor poi nel sottragge; e sparso
150Di melisse e di verde apio o ginebro,
Reca la genïal rustica Pale,
Coronando le mense. I fianchi e il tergo
Veste intanto a gran ciocche il bianco vello,
Cui di vaghi color tingendo abbella
155La varia arte di Tiro; e ne dimostra
La mammola pudica, il fior del croco,
L’amaranto vivace e l’agrifolio;
Or nel giacinto infosca, or con la rosa
S’imporpora, o il candor serba del giglio.
160Usa al poco, a qual più de’ paschi intorno
La pecorella adduci, ivi contenta