Pagina:La pastorizia.djvu/37

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28 la pastorizia,

140Ond’io, continuando al primo detto,
Parlerò dell’ovil, perchè non lasci
Il provido pastor dentro o d’intorno
Sporgenti angoli e punte, e sassi e sterpi
Od altro impaccio. Ampio e capace il varco
145Sia dell’ovile e ben disgombro e piano.
Dai pascoli tornando (o che la pioggia
A ricovrar le affretti, o degli agnelli
Che si ristàro, il tenero belato)
Le pecorelle dell’entrar son vaghe.
150Ai cancelli si aggirano e si affollano:
E come spumeggiante onda, cui freni
Argine opposto, alfin rompe e dilaga:
Con tal furia si caccia entro e si versa,
Tolta la sbarra, nell’ovil l’armento.
155Nella pressura allor, se il varco è angusto,
Molti occorron perigli; altre si sfiancano
Nell’urto, e dan di petto entro a' serragli;
Si sconcian altre, e strappansi di dosso,
Forzando le chiusure, i bianchi velli.
160Rimánti ora a veder, perchè congiunti
Non sieno insiem colle fattrici i maschi.
Se in un coll’agne lascerai confuso
Il lascivo marito, incontanente