Pagina:La scaccheide.djvu/37

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* xxxi. *

S’accorge, e grida, e la discopre a Febo.
595Sorpreso il Tracio Nume impallidisce:
E d’ira Febo e di dolor s’accende.
Sdegnato allora il sommo Padre a Marte
Impone, che dal campo i non dovuti
Corpi allontani, et i soccorsi ingiusti;
600E vuol che nulle sieno e quinci e quindi
Le inique mosse, e i falsi colpi, e tosto
A lo stato primier tutto ritorni.
Più furibondo allora e l’uno e l’altro
Duce a pugnar s’infiamma, et ambe manda
605Le Vergini feroci infra le ostili
Opposte squadre a insanguinar la spada.
Esse di strage e sangue infette e lorde
Spargon per tutto il piano alta ruina.
Fermansi alfine, e l’una a l’altra incontro
610Del Re si pone a la difesa; quando
La bianca il ferro mosse e a tergo assalse
L’Emula sua, che non previde il colpo,
E l’atterrò; ma da volante dardo
Colta la faretrice al suol cadèo;
615E brievi fur le gioje a l’infelice
De le nemiche spoglie e del trionfo.
A l’eccidio crudel gli occhi rivolse
Ciascuno, e mentre dal sanguigno suolo