Pagina:La sciarada, appendice alle antiche poetiche.djvu/32

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830Parimente di giovani bizzarri
Nelle assemblee ridevoli, o proterve,
D’austero motto il torvo sopracciglio
Un Senocrate fôra ai molli in grembo
Tappeti d’Aristippo: loderesti
835Che que’ Severi ascoltino? più caro
M’è il primier, s’io propino a due begli occhi;
Dell’altro i lacci1, che Vittoria suona
Nella lingua d’Erodoto e d’Omero,
Rotti cantava pria, poi rannodati,
840Di Metastasio l’amorosa lira;
Non di vate l’inter, (ch’è Berenice)
Ma sospir fu di blando Imperadore.
E diresti a sbadata ragazzaglia?
Lagnavasi il facondo Nazianzeno
845Che esatte non ripetan le parole
Gli uomini, qual ripete il mio primiero;
È simbolo il secondo, o spento o acceso,
Di quella carità, che a noi nel petto
Langue pel terzo o ferve; in fra gli agnelli
850Metti anco il tutto, che lasciâr le poppe
Della lor madre, e semplici e lascivi
Combatton seco stessi a senno loro.
Ah! che l’eresiarca Ecolampadio,
E di Nazianzo il Sole, e le nodrite
855Del mistic’olio lampane, o digiune,
Delle vergin prudenti e delle stolte,
E la sposa di Cristo e il Nume eterno,
Son troppo serii obbietti e da mondane
Follie divisi troppo. Ai Tridentini

  1. Sento da’ lacci suoi,
    Sento che l’arma è sciolta;
    Non sogno questa volta,
    Non sogno libertà.--
    È ver da’ lacci suoi
    Vantai che l’alma è sciolta;
    Ma fia l’estrema volta
    Ch’io vanti libertà.