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156 emilio salgari


John e Turner udirono lo strofinìo di due corpi, poi un lieve rumore che pareva prodotto da qualche grosso topo affaccendato a rosicchiare qualche cosa.

Era Giorgio che lavorava ferocemente di denti sulle corregge che stringevano i polsi di suo fratello.

Quel lavorìo durò cinque minuti, poi Harry disse:

— Basta: sono libero.

Frugò subito le tasche di Giorgio e trovò, oltre l’acciarino e l’esca, anche un pezzo di torcia d’ocote.

Pochi momenti dopo una luce abbastanza viva illuminava la prigione scavata naturalmente dentro l’enorme roccia adagiata sulla riva del cañon.

I quattro disgraziati si guardarono ansiosamente intorno.

Si trovavano in una caverna di forma quasi circolare, abbastanza ampia per contenere una ventina di persone, alta assai e colle pareti trasudanti acqua in grande abbondanza.

Una cosa colpì subito i prigionieri: erano otto grossi involti, di forma allungata, schierati l’uno accanto all’altro.

L’odore pestifero, insopportabile, veniva da quelli.

Harry, tenendo in mano l’avanzo della torcia, si diresse rapidamente verso quelle masse assolutamente immobili e tolse ad una i cenci che l’avvolgevano.

Un grido d’orrore gli sfuggì:

— Un indiano morto!...

— Non mi ero ingannato — disse Turner.

— E ve ne sono otto!...

— E siamo chiusi qui dentro!... — esclamò John. — Li abbiamo uccisi ed ora dovremo assistere alla dissoluzione dei loro cadaveri!...

— E forse senza speranza di poter uscire!... — gridò Turner, furibondo. — Quella Minnehaha è ben più terribile anche degli egiziani.

«Harry!... Rompete le nostre corde finchè rimane un po’ di luce.

Lo scorridore di prateria si guardò intorno. Vi erano molti pezzi di roccia caduti probabilmente dall’alto, accumulatisi qua e là.

Ne prese uno che aveva un taglio abbastanza affilato, piantò il residuo della torcia in una fessura del suolo e si mise alacremente all’opera, segando le corregge.

Cinque minuti dopo tutti erano liberi. Liberi!... Sì, ma dentro una prigione di pietra inattaccabile forse anche ai più pesanti picconi.