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la scotennatrice 255


John ed i suoi compagni, dopo aver assistito impotenti, angosciati, alla completa distruzione dei loro compatrioti, non ebbero che un solo pensiero e forse troppo tardivo: di riguadagnare la grande prateria prima che le orde vincitrici scendessero attraverso i cañon della montagna.

— Non abbiamo un minuto da perdere — disse l’indian-agent.

Minnehaha e Nube Rossa potrebbero ritornare, sapendoci ormai rifugiati quassù.

— Purchè non abbiamo perduto troppo tempo invece — soggiunse Sandy Hook scuotendo la testa.

Discesero rapidamente, aiutandosi l’un l’altro e raggiunsero i cavalli i quali parevano anche essi impazienti di andarsene.

Anche i mustani regalati da Toro Seduto a Mocassino Sanguinoso, durante quelle tre ore, poichè tanto era durato il combattimento, si erano rimessi abbastanza in gambe e parevano ben disposti a riprendere la corsa.

— In sella!... — gridò Sandy Hook. — Seguitemi in fila.

«Voi John coprite la ritirata.

Lasciarono la cima della piramide al piccolo trotto, scendendo lo stretto sentiero che metteva sull’altipiano meridionale.

Verso il gran cañon si udivano gl’indiani celebrare la loro vittoria con canti guerreschi.

Probabilmente tutti erano ormai scesi nel gran cañon per scotennare i disgraziati americani e finire i feriti, se qualcuno per caso era ancora in vita.

Già avevano raggiunto il passo e si preparavano a scendere il fianco occidentale della montagna per calare nella prateria e raggiungere il forte di Casper che era il più vicino, quando sette o otto indiani che dovevano trovarsi in agguato dietro le rupi, si gettarono violentemente addosso a loro tagliando fuori l’indian-agent che era rimasto l’ultimo.

Quasi nell’istesso momento un colpo di carabina rimbombava a pochi passi di distanza ed il cavallo del disgraziato, rimasto isolato dai compagni, stramazzava al suolo, sbalzando di sella il suo padrone.

L’attacco era stato così rapido, che Sandy Hook ed i suoi compagni non si erano accorti d’aver lasciato indietro l’indian-agent.

Credendo d’aver da fare con un grosso drappello, si erano dati alla fuga, sparando qualche colpo di carabina.

Percorsi però due o trecento metri, s’avvidero finalmente dell’assenza del vecchio scorridore.

Un grido solo uscì dai loro petti:

— Salviamolo!...

Volsero i cavalli e caricarono con lena rabbiosa il drappello indiano sparando rifles e pistole.

Le pelli-rosse, che erano pochissime, non attesero la furiosa carica e si sbandarono lestamente, lasciando a terra tre o quattro dei loro.