Pagina:Le antichita Romane (Piranesi)-1.pdf/30

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minuti materiali nella loro costruzione. Le scaglie di pietra un poco grosse si ravvisano in tutt’i muri di opera incerta. Quelle più picciolo, comeppure i frantumi de’testacei si vedono nei lastrici di tutt’i piani degli edifizj, di tutti gli spechi degli aquedotti, e talvolta ancora de’ tetti delle fabbriche pubbliche, composti nella maniera dimostrata nella Tavola XLVIII del Tomo IV alle lett. N, O, P, Q, Cosicché si deve credere senza dubbio, che il Monte o sia l’ammasso di cui si tratta fosse fatto di proposito dalle figuline, che furono trasportate ivi vicino sin da’tempi di Tarquinio Prisco in occasione della fabbrica del Circo Massimo, affine di servirsi de’detti testacei ne’riferiti lastrici. Né parrà inverisimile che un’ammasso così portentoso di testacei che ha meritato il nome di monte, fosse stato fatto apposta per il fine da me suggerito, qualora si rifletterà non solo ai lastrici delle innumerabili opere che accadevano di l’arsi, o di risarcirsi frequentemente nella Città, ma a un solo edifizio che, a similitudine della Casa Neroniana, de’Bagni di Caracalla e di Diocleziano, dell’Anfiteatro Flavio, e di tante altre superbe opere; il lusso avesse ispirato agli antichi Cesari e Magnati di fabbricare; ove sarebbe rimaso poco men che assorbito lo stesso Monte.

148. Avanzo, nella Vigna Cesarmi, de’muri del circondario del Portico fabbricalo da M. Aurelio Lepido, e P. Emilio Paolo sull’Emporio alla ripa del Tevere. Questo avanzo si dimostra in prospettiva nella Tavola XX di questo Tomo alla fig. I, e si dà in piatila alla Tavola XVII del Tomo IV. La composizione de’detti muri nell’esterno è triviale, cioè di tufi composti a guisa di cunei con lati disuguali a similitudine de’selci delle vie antiche. Fra questo numero, ed il 149 susseguente, vicino alla ripa del Tevere, furono negli anni scorsi fatti gli scavi, ove si rinvennero parimente degli avanzi de’muri di alcune fabbriche che doveano esser botteghe di antichi Scultori, per osservisi ritrovali molti ferri del loro mestiere, degli abozzi marmorei di statue, od altri marmi.

149. Avanzi de’Magazzini dell’Emporio predetto, nelle Vigne dirimpetto alle falde dell’Aventino.

150. Avanzi di una Pila del Ponte Sublicio, rifabbricato già da Emilio, e ristorato dai Cesari. Questi rimangono alla riva del Tevere incontro la Ripa-grande.

151. Altro avanzo del detto Ponte sulla Ripa-grande, ove si vedono nelle decrescenze del fiume de’ pezzi di peperini, travertini, e tufi della pila opposta alla predetta.

152. Massi precipitati nel Tevere dal Colle Aventino, su de’quali fu fabbricato ne’tempi bassi un ponticello per commodo della navigazione.

153. Altri massi precipitati, come sopra, su de’quali furono fatte delle fabbriche ne’ tempi bassi.

154. Ponte Rotto dimostrato nella predetta Tavola XX di questo Tomo alla fig. II. Egli fu fabbricato da Gregorio XIII su le rovine dell’antico Ponte Senatorio o Palatino. Le pile dell’antico furono fatto dal Censore Marco Fulvio, e gli archi dai Censori Scipione Affricano, e Lucio Mummio; uno de’quali archi, cioè il primo dalla ripa del Trastevere rimane peranco in essere, come anche una porzione delle antiche pile sulla ripa opposta.

155. Piccola Sanza, ovvero Sudatorio attenente alla casa di S. Cecilia. Vi si vedono de’tufi nelle pareti, e de’fornelli sotto il lastrico, per mezzo de’quali si riscaldava il Sudatorio; a similitudine di quei delle Terme di Caracalla, dimostrati alla fig. II. della Tavola XIX di questo Tomo alle lett. L, M, N, O, e P. Vi rimane anco un coperchio di bronzo che anticamente copriva il Lacoonio dell’acqua bollente.

156. Avanzi, lateralmente al casino della Villa Spada, dell’Emissario dell’Acqua Alsietina, la memoria del quale si legge in una moderna lapide collocata sul prospetto del casino medesimo in occasione che per dar luogo alla moderna fabbrica fu devastato lo stesso Emissario. Questo corrispondeva alla Naumachia la quale fu fabbricata da Cesare Augusto nel Trastevere (come diffusamente io riferisco nel compendio del Commentario Frontiniano dopo la già indicata Tavola degli Aquedotti) e della quale peranco rimangono le vestigia nella Vigna delle Monache di S. Caterina da Siena sottoposte alla detta Villa, come si ravvisa nella presente Topografia generale. Negli scassati che presentemente si fanno in essa Vigna se ne rinvengono de’piccioli avanzi di opera reticolata.