Pagina:Le antichita Romane (Piranesi)-1.pdf/38

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perchè quantunque questo avanzo di muro sia inoggi rovinato nell’alto, pur riconobbi ch’ei doveva innalzarsi sino allo speco della Giulia, dacché, sendo stato lo stesso speco da me scoperto lateralmente nell’esterno alla dirittura del detto muro, vi riconobbi la luce, che ora è chiusa a cagione dell’Acqua Felice, e che dovea ricevere la parte dell’Acqua mentovata di sopra. V’è tra’ seguaci del Fabretti chi tiene, essere un’assurdo il dire, che un Castello cosi grande, quale quello di cai si tratta, appartenesse a una parte della Giulia; ma si risponde, che se la di lui grandezza si deduce dallo speco, questa è una frivola riflessione in paragone della verità surriferita, giacché la grandezza dello speco essendo irregolare é maggiore nelle diramazioni dentro il Castello, come si vede dalla di lui pianta riportata nella detta figura I della Tavola XXVI, non deve servirci di norma per dedurne il recevimento o di una parte, o di tutta l’acqua. Se poi la grandezza del Castello si deduce dalla di lui mole, replico io, qual magnificenza si riconosce mai in questo avanzo, che potess’ eccedere il merito di una parte dell’Acqua Giulia? Dunque ci dobbiamo maravigliare di un Castello che ci sembra troppo eccedente per una parte della Giulia? Eppure ci dovrebbemo ricordare che Frontino narra, che le porzioni delle Acque avevano anticamente più Castelli, come gli avea la presente: ecco le di lui parole: pars Juliae etc. excepta Castellis Caelii Montis diffunditur. Qual’è maggior maraviglia, domando io, un castello grande, o più castelli benché piccioli? Certamente non farebbemo caso del mirabile avanzo di questo Castello, se avessemo veduta la magnificenza de’ Castelli antichi dell’Acque.

231. Avanzi di fabbrica de’ tempi bassi, su quali inoggi è costruito il Monastero di S. Lucia in Selce. I moderni Scrittori dalla memoria, che Simmaco Papa edificò la vicina Chiesa di S. Martino de’ Monti sulle Terme di Trajano’, deducono, che i presenti avanzi spettino alle medesime; ma la mala costruzione di essi esclude il supposto. Rimangono bensì sotto la detta Chiesa alcuni pilastri con fornice appartenenti al tepidario di queste Terme, e contrassegnati nella presente Topografia generale, coll’asterisco. Si avverte però, che non sono quei che si spacciano comunemente per tali, e che restano nel primo sotterraneo, essendo questi opera parimente de’ tempi bassi, appartenente alla prima forma della Chiesa edificata dal detto Papa; ma sono bensì gli altri inferiori, che rimangono sotto gli abbaini del pavimento del medesimo primo sotterraneo, ove sono le grotte per uso de’ Padri della stessa Chiesa. Si avverte inoltre, che la spezie di colonna di granito orientale interrata nella via maestra accanto al predetto Monastero di S. Lucia in Selce, non è altro che lui pezzo di colonna aito due palmi, da me osservato in tempo delle riattazioni della medesima via.

232. Arco eretto all’Imperador Gallieno da un tal Marco Aurelio suo adulatore, come apparisce dalla seguente iscrizione la quale si legge sulle fasce del di lui architrave,

GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVJVS INVICTA VIRTVS SOLA PIETATE SVPERATA EST M. AVRELIVS DEDICATISSIMVS NVMINI MAJESTATIQVE EJVS


Questo rimane accanto alla Chiesa di S. Vito, e si dimostra libero dagl’ ingombri de’ moderni edifizj nella predetta Tav. XXVI di questo Tomo alla fig. II.

233. Avanzi di stanze fornicate appartenenti agli alloggiamenti de’ Miseni. Questi rimangono nella vigna Cicolini, e nel giardino Ruspoli vicino alla Chiesa de’ SS. Pietro, e Marcellino. Dai moderni Scrittori si suppongono essere appartenenti alle Terme di Filippo Imperadore sull’ indizio della seguente tronca iscrizione che si dice ritrovata nella loro vicinanza:

L. RVBRIVS GETA CVR...... P....
CCXXII.....D. N. PHILIPPI AVG.
THERM....


ma l’opera reticolata di cui son composti i muri di tali avanzi ne smentisce l’opinione, non solo perchè quest’ opera era ita in disuso, come abbiam detto, fin da’ tempi di Caracalla