Pagina:Le opere di Galileo Galilei VIII.djvu/282

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circolare, il quale solo è atto a conservarsi equabile, rigirandosi sempre senza allontanarsi o avvicinarsi a qualche prefisso termine da essi desiderato. Il concetto è veramente degno di Platone; ed è tanto più da stimarsi, quanto i fondamenti taciuti da quello e scoperti dal nostro Autore, con levargli la maschera o sembianza poetica, lo scuoprono in aspetto di verace istoria. E mi pare assai credibile, che avendo noi per le dottrine astronomiche assai competente notizia delle grandezze de gli orbi de i pianeti e delle distanze loro dal centro intorno al quale si raggirano, come ancora delle loro velocità, possa il nostro Autore (al quale il concetto Platonico non era ascosto) aver tal volta per sua curiosità auto pensiero d’andare investigando se si potesse assegnare una determinata sublimità, dalla quale partendosi, come da stato di quiete, i corpi de i pianeti, e mossisi per certi spazii di moto retto e naturalmente

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accelerato, convertendo poi la velocità acquistata in moti equabili, si trovassero corrispondere alle grandezze de gli orbi loro e a i tempi delle loro revoluzioni.

SALV. Mi par sovvenire che egli già mi dicesse, aver una volta fatto il computo, ed anco trovatolo assai acconciamente rispondere alle osservazioni, ma non averne voluto parlare, giudicando che le troppe novità da lui scoperte, che lo sdegno di molti gli hanno provocato, non accendessero nuove scintille. Ma se alcuno avrà simil desiderio, potrà per se stesso, con la dottrina del presente trattato, sodisfare al suo gusto. Ma seguitiamo la nostra materia, che è di dimostrare:

PROBLEMA 1. PROPOSIZIONE 4

Quomodo in datae parabolae, a proiecto descriptae, punctis singulis im-

petus sit determinandus.

Sit semiparabola bec, cuius amplitudo cd, altitudo db, quae extensa in sublimi occurrat tangenti parabolum ca in a; et per verticem b sit hori- 30 zonti et cd parallela bi. Quod si amplitudo cd sit aequalis toti altitudini da, erit bi aequalis ba et bd; et si temporis casus per ab, et momenti veloci- tatis acquisiti in b per descensum ab er quiete in a, ponamus mensuram esse ipsammet ab, erit de (dupla nempe bi) spatium quod per impetum ab, per horizontalem conversum, conficiet codem tempore : sed eodem tempore