Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/127

Da Wikisource.

Trad. da Mario Rapisardi 127

87

Nessuna donna può chiamarsi amata
     Quanto, o mia Lesbia, amata sei da me;

Non fu mai fede, ed a tal patto data,
     Pari alla mia, che tutta ho posta in te.

5Ora il mio cor per te ridotto è a tale,
     Ed ogni ufficio suo così perdè,

Che a stimarti, anche fida, ahi più non vale,
     E a spregiarti, anche rea, forte non è.

76

Se di qualche diletto è ad uom gentile
     Il ricordar l’opre benigne e pie,
     3Onde mai lealtà non ebbe a vile,

Non mai per voglie nequitose e rie
     lnfranse il giuro ed abusò i Celesti,
     6Nè tentò dell’inganno unqua le vie;