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196 le poesie
IV.


     Quale nella rapita alma s’imprime
Forza di melanconico diletto!
Com’è gentile a un tempo, ed è sublime
Del gran teatro, ove ora son, l’aspetto!
Qui non s’ascolta, è ver, sospiri e rime
Da non virile uscir musico petto,
È ver, qui non s’ammira in pinta scena
O danzar Ninfa, o gorgheggiar Sirena.

V.


     Nè qui gran sale d’immortal lavoro
Sorgon, dove le faci a mille a mille
S’addoppian ne’ cristalli, illustran l’oro,
E l’aria tutta accendon di faville;
Ed in giostra venire osan tra loro
Tremule gemme, e cupide pupille:
Regna lo scherzo, e il riso, ed ire, e paci,
Care più, se più son l’ire vivaci.