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le poesie 197
VI.


    Mirabile è ciò tutto; e di quel bene,
Che dal Mondo gentil tanto s’apprezza,
di quelle, ch’ei dice utili pene,
Me pur nell’età mia punse vaghezza.
So i misteri d’un ballo, e delle cene
La non vulgare ed erudita ebbrezza;
So di quanta ventura è l’andar vinto
Da due ciglia, due guance, e un cor dipinto.

VII.


     Ma o ch’io vaneggi in questi giorni meno,
O che or di follía saggia in preda io sia
(Chè per necessità dell’uom terreno
Forse s’annida ognor qualche follia),
Questo pian fosco, questo ciel sereno,
La visibil di tanti astri armonia,
D’ogni scena, o palagio, e di quel raro,
Che mai l’arte offrir possa, è a me più caro.