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198 le poesie
VIII.


     E parmi nuocer men quella che in loco
Notturno, sì, ma liber’aura nasce,
Che la chiusa, di cui l’avido foco
Delle infinite fiaccole si pasce.
Perchè la danza e dell’incerto gioco
Duran così le ricercate ambasce,
Che ogni fiamma, al mancar dell’esca pura,
Languendo accuserà le infide mura.

IX.


     Quindi ogni guancia al fin pallida e smunta,
Più che per colpa del vegliar, del ballo:
Nè val, se ad arte colorita ed unta
Fu prima in faccia al consiglier cristallo,
Che sotto il rosso ancor trapela e spunta
Vittorïoso il crudel bianco e il giallo,
E, come stelle d’annebbiato cielo,
Le infelici pupille appanna un velo.