Pagina:Le prose e poesie campestri....djvu/249

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dissertazione 233

Forse opporranno alcuni, che nella natura stessa noi veggiam sempre la man dell’uomo, senza la quale le acque si radunerebbero ne’ luoghi bassi, e quindi d’umidità pieni e di freddo, e pessimo governo farebbe degli alti la siccità: ogni pianura sarebbe palude, ogni bosco presso che impenetrabile per la vegetazione lasciata in balia a sè medesima; e se qualche bellezza selvaggia ed orrida di scoprire ci fosse dato, indarno ne ricercheremmo una sola del genere ameno e ridente. A ciò si risponde, che questa considerazione non destasi negli uomini comunemente, i quali, nel vagheggiar che fanno una deliziosa campagna, si dimenticano della parte, che la coltivazione vi ha. In oltre è vero, che l’uomo doma e ingentilisce questo monte, rinserra e dirige quel fiume, mescola ed alterna le sementi e le piante, e per conseguenza le forme e i colori, e una qualche maniera di fabbrica innalza qua e là. Ma queste, e cento altre cose le fa egli