Pagina:Le prose e poesie campestri....djvu/256

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slontanan da noi ogn’idea di semplicità e di natura; senza che non par che orti pensili, supposta la verità de’ Babilonesi mal grado del silenzio d’Erodoto, potessero essere di quella estensione, che l’Inglese gusto richiede. Quanto ai Romani, molti passi di autori, e le celebri lettere massimamente del giovine Plinio, che parlano della sua villa Laurentina, e di quella, che avea egli in Toscana, non ci lasciano dubitare della regolarità e simmetria de’ giardini loro: alberi tagliati in diverse forme di animali, e di vasi, terrazzi, viali, giuochi d’acqua, e simili ricercatezze; benchè forse alcuni le condannassero, come si può conghietturare da questo luogo di Giovenale:

In vallem Egeriæ descendimus, et speluncas
Dissimiles veris. Quanto præstantius esset
Numen aquæ, viridi si margine clauderet undas
Herba, nec ingenuum violarent mormora tophum!

Ciò che si disse dell’antica, dicasi ancora della moderna Italia, che sin dal secolo decimoquarto conosce questi piaceri, come appa-