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118 EMILIO SALGARI

tenere la distanza, poi fece quattro o cinque rapide finte facendo scintillare la lama della navaja quasi dinanzi agli occhi dell’avversario.

— Mio fratello è lesto come un coguaro! — esclamò il Corvo, il quale si era tirato prudentemente indietro. — Conosco bensì il suo gioco, ed avrò la sua capigliatura più presto di quello che egli non crede. —

Sandy-Hook proruppe in una gran risata.

— Pagnottina mal biscottata, — disse — che cosa vuoi aver capito tu? Non ci sono che gli spagnoli ed i loro discendenti che sanno maneggiare la navaja, ma essi si son sempre ben guardati d’insegnare a voi queste terribili cinque battute. Signor Corvo, voi avrete delle penne forse sulla vostra pelle che vi terranno caldo, mentre io ho appena la peluria di una giovane zambos (scimmia messicana).

È tempo di finirla. —

Si era slanciato furiosamente, deciso a squarciare il petto o a gettare a terra l’avversario, poichè sentiva che il freddo a poco a poco lo irrigidiva.

Il Corvo, che probabilmente aveva presa qualche lezione da un prigioniero ispano-americano, gli tenne valorosamente testa senza dare indietro.

Adoperava, nelle parate, più il suo vecchio serapé, che il coltello da scotennare, e con un’abilità che avrebbe fatto invidia ad un valiente dei Pirenei.

— Per centomila code del diavolo! — urlò il bandito, la cui lama si perdeva inutilmente fra le pieghe dello straccio. — Tu, brutto Corvo, devi aver avuto qualche maestro, nondimeno non dispero di mettere sulla punta della mia navaja o le tue budella od un pezzetto della tua colonna vertebrale.

Leperos!

— Chiamami anche ladro, a me poco importa! — rispose Sandy-Hook, il quale continuava ad armeggiare come se studiasse un gran colpo.

Per tre o quattro minuti ancora i due avversari si scambiarono dello tremende coltellate che andavano sempre a finire fra le pieghe o del serapé o della pesante pelle di bufalo, poi il Corvo, deciso a finirla, si precipitò a testa bassa contro il bandito, tenendo la lama alzata.

Cercava di piantargliela nella gola, ma aveva da fare con un’aquila.

Sandy-Hook, che forse si aspettava quel colpo a lui non sconosciuto, si ripiegò rapidamente su sè stesso riparandosi tutto dietro la pelle di bisonte, poi si rizzò violentemente e sprofondò la sua lama nel cranio dell’avversario, spaccandoglielo come un popone e arrivando con la punta fino in gola.