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LE SELVE ARDENTI 187

I cani balzarono innanzi, ed il piccolo veicolo col suo carico funebre scomparve in breve dietro le macchie.

― Bel mestiere! ― esclamò Sandy-Hook ― Io non lo farei nemmeno se mi offrissero cento sterline per ogni trasporto. E che strano tipo quell’uomo!

― Torniamo ai nostri cavalli? ― chiese Harry. ― Qui non vi è più nulla da fare, ora che gl’indiani se ne sono andati, meno quelli che sono rimasti a terra.

― Andiamo a vedere che cosa fa il nostro inglese ― disse l’indian-agent.

― Vi aspetterà, Sandy-Hook, per fare una partita di boxe ― disse Giorgio.

― Che tutte le corna dei bisonti che passano attraverso l’America lo portino al polo! ―

Diedero un ultimo sguardo ai tre indiani, i quali giacevano colle braccia aperte in mezzo alla neve, e si misero sulla via del ritorno. Ricominciava a nevicare, ed il vento fischiava fortissimo attraverso le macchie, ululando sinistramente.

I cinque uomini nascosero le batterie delle carabine sotto le casacche, e marciando rapidamente attraverso il campo dei cani di prateria giunsero finalmente nella macchia dove si trovava l’inglese.

Lord Wylmore, fedele alla consegna, guardava i cavalli avvolto nella sua pelle di bisonte.

— Voi avere veduto Minehaha? — chiese subito a Sandy-Hook.

― No; abbiamo veduto solamente un morto — rispose il bandito.

― Minehaha morta?

― No, cavalca ancora verso il nord.

― Io amare bella india.

― Corretele dietro, se credete. Per nostro conto ci accampiamo qui fino allo spuntar del sole.

— Io non volere lasciare Minehaha.

— Padronissimo di andarvela a cercare e di farvi divorare dai lupi — disse il signor Devandel impazientito.

Aveva appena pronunciate quelle parole, che a non molta distanza si udirono degli ululati spaventosi, poi dei colpi di arme da fuoco, che parevano prodotti da grosse Colt.

— Assalgono il conduttore di feretri! — gridò l’indian-agent sbarazzandosi prontamente della coperta che si era già gettata sulle spalle.

Sandy-Hook fece un gesto di dispetto, poi colla sua solita brutalità disse: