Pagina:Lettera pastorale per la Quaresima 1912 (Signori).djvu/10

Da Wikisource.
 
— 8 —
 


sarebbe dovuta riuscire meglio esempio dell’uomo posto nella beata condizione dell’innocenza anzichè dell’uomo che si agita tra le angustie, le incertezze e le miserie della natura contaminata e peccatrice. Ma tanta fu grande la sapienza, tanto smisurato l’amore di Gesù, che Ei volle essere e riuscì difatti, tipo ed esempio dell’uomo nella nuova e dolorosa condizione in cui l’aveva gettato il peccato. Nè la mansuetudine, nè la mortificazione, nè il sacrificio, nè l’umiltà sarebbero state nell’uomo innocente quali dovevano essere nel colpevole; anche tenendo per certo, com’è, che queste virtù non sarebbero punto mancate allo stato innocente e beato in cui Dio l’aveva posto. Ma Gesù pel suo amore infinito abbassatosi sino alla similitudine del peccato e fattosi piccolo coi piccoli, povero coi poveri, debole coi deboli e tutto a tutti ci dette esempi tali e così opportuni che noi peccatori e miserabili possiamo e dobbiamo anzi in tutto imitarlo. Laonde per essere perfetti, e perfetti dopo il peccato, basta che imitiamo e guardiamo quel benefico e dolcissimo Gesù, che mai non conobbe, nè potrà conoscere peccato».

E da Gesù noi o VV. FF. e FF. Carissimi possiamo ben imparare tutte queste virtù. Abbisogna a noi l’umiltà? Ascoltiamo Gesù e guardiamo a suoi esempi. Discite a me quia mitis sum et humilis corde..... (Math. cap. XI, v. 29). Contempliamolo nascere in una mangiatoia, vivere poveramente nella fatica e negli stenti, piangere per le sciagure umane, circondarsi di gente volgare, ammaestrarla pazientemente e farne dei discepoli innanzi ai quali si inginocchia e lava i loro piedi: contempliamolo oltraggiato in modi orrendi, trattato ad malfattore, schiafeggiato dagli sgherri, beffato da Erode, condannato da Pilato e tacere: osserviamolo come Egli fugge quando lo vogliono far re e va incontro ai carnefici quando lo cercano per farlo morire in croce. Tutte