Pagina:Lettera pastorale per la Quaresima 1912 (Signori).djvu/5

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gnità, cui siamo stati innalzati pel santo Battesimo. E di buon grado vi scrivo di questo argomento, che tanto mi sta a cuore e che reputo della suprema importanza per la ristaurazione di ogni cosa in Cristo, perchè il tempo quadragesimale, cui andiamo incontro, è principalmente dalla Chiesa ordinato alla rinnovazione del sentimento cristiano sia colla preghiera, col raccoglimento e col digiuno, sia ancora colla larga dispensazione della divina parola; in cui, gli animi illuminati da essa, si ritemprano e si dispongono a partecipare in larga misura dei benefici della redenzione e delle sante gioie pasquali, che sono pel cristiano le maggiori solennità dell’anno. Piaccia al Signore che come a tutti i miei Diocesani, senza eccezione, sono rivolte le mie povere parole, così a tutti siano esse di vera vita cristiana e di eterna salvezza pel cielo.




La parola generica cristianesimo, ognuno di noi lo sa, indica la Religione cristiana considerata nei suoi dogmi, nella sua morale, nei suoi riti, nelle sue relazioni colla umanità, nella sua storia e negli uomini che la professano; comprende quindi l’insieme della grande opera di Gesù Cristo; il Quale, abbracciando tutto il genere umano, lo risollevò alla sua dignità traendolo dal degradamento intellettuale e morale in cui l’aveva precipitato il paganesimo. I seguaci di questa Religione, che riconosce per unico autore e capo supremo il Figlio di Dio, furono fin dal principio chiamati cristiani. La prima volta che venne usato questo nome fu in Antiocchia, pochi anni dopo della ascensione di Gesù Cristo al cielo, come è accennato negli atti apostolici al cap. XI, v. 26, con le parole: ita ut cognominarentur primum Antiochiae discipuli Christiani. Avanti questo tempo i seguaci di Gesù Cristo erano detti comunemente discepoli,