Pagina:Lettere autografe Colombo.djvu/157

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di cristoforo colombo 133

detti lenzuoli grandi di bombaso lavorati di suttilissimi lavori: e altri ne vedetti dipinti molto suttilmente con colori e pennelli. Dicono che nella terra a dentro verso il Cataio li lenzuoli loro sono tessuti di oro Di tutte queste terre e delle cose diverse che in elle vi sono, per mancamento di lingua, non si può sapere così presto. Li popoli benchè siano spessi, tutti hanno differenziata lingua, e tanto dico differenziata, che l’uno l’altro non intende più, che noi ci intendiamo con quelli di Arabia: e a mio giudicio credo che questo sia nella gente che sta dietro alla costa del mare, che è quasi come silvestre, ma non nella terra a dentro.

Quando discopersi le Indie, dissi a Vostre Maestà che erano della più ricca signoria che nel mondo fusse: io dissi dell’oro, perle, pietre preziose, spezierie, e di tratti fiere mercanzie e altre cose; e perchè tutte queste cose così in un tratto non venneno a luce, fui scandalizzato: onde per questo castigo e ammonizione, adesso mi fa che non dica, nè scriva, salvo quello che io uditti dalli naturali della terra. Di una ardisco dovere scrivere, perchè molti mi sono testimonio, che io vedetti in queste terre di Beragna maggior segnal di oro in due giorni primi, che non abbia visto nella Spagnola in quattro anni: e ancora le terre di sua giurisdizione non porriano essere più belle, nè più lavorate di quello che sono, nè le genti più codarde e di poco animo di quello che sono, nè il porto poria essere megliore di quello che è, e il fiume bellissimo, e più del mondo difensibile. Tutto questo è sicurtà e certezza di signoreggiare a’ Cristiani, con grande speranza di onore, e accrescimento della sacra Religione Cristiana. E sappiano Vostre Maestà che il cammino per andarvi sarà così breve, come andar alla Spagnola, perchè questo ha da essere navicato con vento di altra forma. Tanto Vostre Maestà sono certi di essere signori