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di cristoforo colombo 141





Al molto virtuoso signore
Il dottor messer Nicolò Oderigo
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Virtuoso signore,

Quando io partii pel viaggio, dal quale io ritorno, vi parlai a lungo: credo di tutto questo abbiate serbato buona memoria. Credetti che arrivando, io troverei vostre lettere, e . . . . persona a voce. A quel tempo ancora diedi a Francesco di Rivarolo un libro di copie delle lettere, ed altro de’ miei privilegj in una sacca di cordovano colorato con la sua serratura di argento, e due lettere per l’Uffizio di S. Giorgio, al quale io assegnava il decimo delle mie entrate a sconto dei dazj del grano e delle altre grasce: di tutto questo non ho notizia veruna. Messer Francesco dice, che tutto giunse colà in salvo. Se così è, fu discortesia di cotesti Signori di S. Giorgio di non aver dato risposta: nè con ciò hanno accresciuta l’azienda: lo che dà cagione a dire, che chi serve il Comune non serve nessuno. Altro libro de’ miei privilegi, come il sopraddetto, diedi in Cadice a Franco Cattaneo latore di questa, perchè similmente ve lo mandasse; e l’uno e l’altro fossero posti in buon ricapito, dove a voi meglio piacesse. Sul mio partire, ricevei una lettera del Re e della Regina miei Signori: è scritta colà (nel libro de’ privilegj); vedetela, chè venne molto opportunamente: per altro Don Diego non fu posto in possesso, com’era stato promesso.