Pagina:Lettere autografe Colombo.djvu/47

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nelle carte di Tolomeo l’Africa sotto l’equatore protendevasi verso Oriente, fronteggiando l’Italia e distendendosi fino alla plaga effettivamente occupata dalla Nuova Olanda. Ma già il Planisfero di Marino Sanudo del 1300 effigiava l’Africa triangolare; e la carta d’Andrea Bianco del 1436, contraddicendo Tolomeo, risolutamente la disegna come una penisola; se non che, facendola correre in isbieco dall’ovest all’est, la finisce all’equatore. Il Portolano della Medicea del 1351 traccia la costiera dell’Africa oltre il Capo Non, che i Portoghesi voltarono solo nel 1410. Questi errori corresse il famoso mappamondo di frate Mauro, a cui sappiamo che lavorò anche Andrea Bianco, e di cui per commissione del re di Portogallo fu mandata copia a Lisbona. Ivi l’Africa corre dritta verso il Sud, e col nome di Capo Diab n’è indicata l’estrema punta, ove sporge il formidabile promontorio delle tempeste, al quale die’ il fausto nome della Speranza l’accorto re Giovanni. Ivi le coste orientali dell’Africa, le regioni di Soffala e del Zanquebar, di cui già un secolo e mezzo prima aveva parlato Polo, ma senza precisarne l’orientazione, sono assai bene indicate.

A queste notizie s’aggiunga la luce delle teorie scientifiche. Volgare era tra noi la dottrina della sfericità della terra, la quale era stata sostenuta da San Tommaso e popolarizzata da Dante. Cecco d’Ascoli, Fazio degli Uberti, Goro Dati, Berlinghieri verseggiavano di geografia e di cosmografia, e tutti insegnavano la sfericità della terra, e volgarizzavano Tolomeo e Solino. Uno scrittore del XIII secolo, il maestro di Dante, aveva già espresso così chiaramente la possibilità di compiere il giro della terra, che io non so difendermi dal desiderio di recarvene le parole: «Se due uomini d’uno luogo ad un’ora si muovessero, e andasse l’uno tanto quanto l’altro, e l’uno andasse