Pagina:Lettere autografe Colombo.djvu/86

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66 avvertenza.

in cui Colombo l’avea scritta, in una edizione di nove fogli in ottavo o quarto picciolissimo, con incisioni in legno; ristampata in appresso, come ci avverte il Morelli nella sua prefazione all’altra rarissima lettera di Colombo del 1503 da noi pur qui riprodotta1, in forma più compendiosa, ommettendosi le figure.

Queste due edizioni, da annoverarsi fra gli incunabuli della tipografia romana, divennero preziosissime ed ora ponno dirsi introvabili, avendo il Gianorini su di esse lasciato scritto: nullibi descriptam invenimus; del che non è arduo trovare la cagione, che consiste nella picciola mole e nella somma facilità con cui si lacerano e disperdono libriccini lasciati, il più delle volte, senza legatura. Quattro altre edizioni di questa lettera tradotta in latino, e due in tedesco, riferisce e descrive il Brunet. Un esemplare della prima edizione romana ne esisteva presso la nostra Biblioteca di Brera, ed il Bossi, sagace illustratore della vita di Colombo, lo vide, e ne riprodusse con accuratezza il testo e le incisioni2; ma quell’esemplare andò, non si sa come, perduto. Già innanzi il testo era stato ripubblicato nell’opera di Andrea Scotto Hispania illustrata; e dall’abate Morelli nel 1810; e da Urano in Francia, nel 1820, colla traduzione francese.

Or noi ristampiamo qui, per la prima volta, il testo originale spagnuolo, sul quale fu condotta, come dicemmo, la traduzione latina, e di cui il Bossi affermò che alcuno forse nol vide3, giacchè di esso non havvi menzione ne’ più copiosi

  1. Vedi questo medesimo volume a pag. 115.
  2. Vita di Cristoforo Colombo, Milano, Ferrario, 1818, pag. 167 206.
  3. Opera citata, pag. 174.