Pagina:Letturecommediagelli.djvu/45

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vedere la lettura che io faceva questo anno nell’Accademia sopra il nostro divinissimo Dante; mentre io col vero gli mostrava che tal cosa era al tutto impossibile, per non avere io scritte le tre lezioni che io aveva fatte fino a quell’ora; Ser Lorenzo di Ser Giovanbatista Giordani, Cancelliere della nostra Accademia, amicissimo di amendue e molto familiare intrinseco mio, ci rispose: Questo non guasti, perchè io, mentre che voi leggevate, ne ho raccolto una bozza, a la quale penso che manchi poco o niente delle cose dette da voi; della quale voi vi potete valere a commodo vostro, e tanto più avendosene a onorare uno spirito tanto nobile, e cittadino di quella terra, la quale fu già patria dei miei antichi innanzi ch’ei venissero ad abitare in Firenze. Laonde fattola venire, e vedutola esser quale ei diceva, acconciai quelle poche cose che mi vi occorsero. E scritte poi l’altre di mano in mano, le ho ridotte tutte in un corpo, e per contento di molti amici finalmente date a la stampa, indiritte e dedicate nientedimanco a voi solo, che di ciò fare mi siete stato prima cagione. Accettatele voi adunque con la solita sincerità dell’animo vostro, e con quella prontitudine e contentezza che io ve le indirizzo e ve le dedico. Ma non vi aspettate in esse gli ornamenti e i fiori della lingua, perchè io nel dettarle ho tenuto sì fissamente applicato l’animo a la esposizione e spianazione de’ concetti, che io non ho posto studio nè cura alcuna ne’ modi del dire o nella bellezza delle parole; anzi familiarmente parlando, secondo l’uso pur fiorentino, ho ragionato in quel modo stesso che io mi son solito tutto il giorno, e con gli amici massimamente, persuadendomi che a questo difetto abbia a supplire la maravigliosa grandezza dello stesso poeta che io ho esposto, e la benignità e umanità de’ lettori, che da una persona, occupatissima in quegli esercizii d’onde ella vive, non vorrano più che ella possa. Vivete felice.


Di Firenze, il primo giorno di luglio 1554.