Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/129

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canto settimo

Non di futili sogni amor si pasce.
Opra incessante è amor: vita all’inerte
Polve non spira ei già, ma su l’inerte
Polve l’onor d’illustri fatti accende.
380Non vedi tu qual turbine di guerra
Del provocato Reno agita i lidi,
E al suon delle fatali armi di Brenno
Tutte d’Europa impallidir le genti?
Funeste imprese il Sol vedrà. Dai campi
385Fulminati di Mario, ombre feroci,
Sorgon Teutoni e Cimbri, e infiamman l’ire
Dei nipoti d’Arminio. A gran tenzone
Due gloríosi popoli prorompono
Come oceàni. Mugola dai fondi
390Tenebrosi la Senna; e dall’inulto
Elba i carri fulminei a le vegliate
Mura di Faramondo Arminio avventa.
Sorgi; folle è colui che l’alma e il braccio
Spreca in vòta fatica: uom saggio e forte
395L’opra non gitta ad impossibil cosa! —
    Sentì la voce del suo spirto, e il core
Dell’eroe fiammeggiò. La cima attinse
Dell’ondísone Ardenne, e quinci e quindi
Le due genti mirò. Pari a procella,
400Che su’l mar piombi, le Borussie querce
Lascian le congiurate aquile al cenno
Del germanico Giove: orrendo al cielo
Mandan lo strido; scotono gli allori
Tríonfati in Sadòva; e un’omicida
405Smania di pugne in tutti i cor si desta.
Quanti dal boreale urto sospinti
Sovra il campo del mar rotano i flutti,
Tanti e alteri così levansi i figli
Della rigida Odèra; e quei vi sono,
410Che fermezza di membra e d’alma han pari



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