Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/140

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lucifero

Irrequíete, curiose, folte
180Corron, s’urtan le turbe a’ lor clamori.
Sorgono a mille intorno a lor le stolte
Menzogne alate e i pallidi timori
E il cieco ardir, che nell’error gavazza,
E il dubbio inerte, e la discordia pazza.

    185Libertà v’è: su l’abborrita reggia
Alza il suo trono, ed al caduto impreca:
Trono di nubi, sopra a cui galleggia,
E in tumide promesse il tempo spreca;
Nebbiosa Dea che, non che senta o veggia,
190Sorda alla legge, ed ai perigli è cieca;
Tremenda Dea, che all’armi a lei funeste
Scudo oppone di frasi e di proteste.

    Ciurma sta intorno a lei, che in lei si sfoga,
E di ciarle erudite impregna i venti,
195E onor, giustizia e fin sè stessa affoga
In un mar d’aforismi e d’argomenti:
Aerostati eroi, rabule in toga,
Frontespizj di libri e cavadenti,
Tutti saltati all’imperar supremo
200Qual dal fòro mendace e qual dal remo.

    Vince intanto il nemico; e l’armi e l’arte
Usa egualmente, e desta ire e litigi;
Fra’ tríonfi procede, e d’ogni parte
Versasi, e irrompe a circondar Parigi.
205Pugnano ancor, benchè deluse e sparte,
Le franche genti, e son tanti i prodigi,
Che dir non puoi, se sia de’ due maggiore,
Chi pugna e vince, o chi pugnando muore.

    Ahi, miracoli vani! E che mai giova
210Disperato valor, cui manchi il forte



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