Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/206

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lucifero

Tal che ti aggira all’oprar suo fa scudo,
Pur che la man ti cacci entro le chiome,
E al giogo ti trascini
165D’onor, di libertà, di posse ignudo.
Speglio Italia ti sia, che la severa
Alma composta a’ liberi destini,
Già spada, or cuore e mente
Della latina gente,
170L’alpe dischiude, e nella pace impera!

    Mentre io canto così, fuor del recente
Varco dell’Alpi gloriando passa
L’alto amico dell’uomo, a cui ridonda
Di lampeggianti entusiasmi il petto.
175Al meriggiar delle populee rive,
Da secreta virtù vinto, si asside
Là dove con selvaggio impeto corrono
Gli eridanei cavalli, e sveglian tanta
Pei settemplici campi eco di guerra.
180Passan su le solenni onde, equitanti
Guerriere ombre di re; svolgesi al cielo
L’allobrogo vessillo, e tutte chiuse
Nell’acciar de l’altera indole invitta,
Brillan di pugna le sabaude schiere.
185— Volgi, o padre Eridàn, volgi i tuoi flutti!
A piè della famosa alpe, che pàrte
Le due genti latine, argentea e pura
La tua gemina fonte al Sol risplende,
E di origin comune e d’amistanze
190Ne fa sacra la terra. Ivi il fuggiasco
Tra il fraterno furor Genio latino
Auspicando si addusse, e custodía
Bella e secura una speranza in core.
L’ombre cercò, di cheto oblio si avvolse,
195Ma non così che al balenar del guardo
No’l ravvisasse una gagliarda e fida



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