Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/222

Da Wikisource.

lucifero

Mappamondo a le spalle, in simiglianza
660Di pellegrini piccioletti Atlanti,
Le bavose lumache ardían mostrarsi
Saettando le corna. Essi eran soli!
Eran soli a mirar le rubiconde
Agonie d’un tramonto. A passi lenti,
665Per la morte del Sol vestita a bruno
La sonnambula Notte discendea
Pe’ gradini dell’etra, e mille e mille
Angeletti lumaj davan la luce
Ai fanali del ciel. Sotto i giganti
670Rami d’un eucalipto, immenso figlio
De l’australiche selve, in su le barbe
Dei vellutati muschi e dei licheni
La giovinetta si assidea, struggendo
Le delicate fibre e gli otricelli
675Del monocotilèdone embríone
D’una díoica pandanèa. Le braccia
Distese Arrigo, sospirò, fu sua!
O poverella ardita, o mendicante
Regina, o musa mia, sorgi dai tuoi
680Papaverici sonni, e dimmi quanta
Febbre di voluttà bruciava i petti
Di quei lieti accoppiati, e i lampi e i tuoni
Dei sorrisi e dei baci e la battaglia
Degli eccitati muscoli! —
                                    Un solenne
685Scoppio di plausi e di femminee voci
L’aurea sala echeggiò; dal sonno scosso
Moron sorge, ed applaude; altri in disparte
Con la bile sul labbro e il guardo a sghembo
Dà il galoppo all’invidia; il naso arriccia,
690E fa il greppo Macrin; pago e beato
L’apollineo sudor terge, e carezza
Gli attorti baffi il morbido poeta;



— 218 —