Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/238

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lucifero

Dei padri miei, terre da Dio promesse.
200Come al Libano eterno, a cui ghirlanda
Sono i cari al Signor cedri vocali,
Drizza il fulmineo vol, come a sua meta,
L’aquila pellegrina,
Tal del desio su l’ali
205A voi corre il mio core, e in voi s’acqueta.

    Voi sul monte di Dio spargete al vento,
Cedri vocali, i rami annosi, e fermi
Sfidate i nembi e i secoli, mentr’io
Per terre e per età, ramingo eterno,
210Il suol de’ miei nemici
Bagno del mio sudor, del sangue mio;
E al flagel delle avverse ire, allo scherno,
Che sibila su me freddo e funesto,
Piego le spalle inermi,
215Spero, e pugno sperando, e mai mi arresto.

    O cedri incliti, invano,
V’intendo, invan voi non mettete eterne
Entro al monte di Dio l’alte radici;
Però ch’eterna, a par di voi, si asside
220La speme del trionfo entro al mio petto.
Voi rivedrò! Da queste infauste arene,
Che del mio sangue tinse
Tito, delizia dell’umane genti,
D’ove sorge la notte e il giorno viene,
225Da tutti e quattro i venti,
Quel divino voler, ch’indi mi spinse,
Richiamerà, nè fia lontano il giorno,
Il vincente Isdraello al suo soggiorno!

voce di numi.


Esuli affaticati,
230Senza speme di vita e senza regno,
Fuggiam, cadiam sotto al flagel dei fati,



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