Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/247

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canto duodecimo

    460A te col grido dei perfetti eventi,
Vetusta Asia, il saluto
La libera Germania alza su’ venti.
    Odi: stridono ancor su’l combattuto
Reno i miei plaustri; echeggia
465Il mio vittoríoso inno temuto;
    E con securo il vol, come in sua reggia
Quant’è di cielo intorno
Di Brandeburgo l’aquila passeggia.
    Sorgete, o voi dal feudal soggiorno,
470Tremende ombre, sorgete,
Fiere stirpi d’Arminio, al novo giorno;
    E voi che sul divin Tebro scorrete,
Auguste ombre, e la nova
Stirpe latina a magne opre accendete,
    475Venite: alla funesta ira non giova
Dar l’alma, or ch’ogni gente
Guida un solo pensiero a varia prova.
    Voi condurrò nel mio volo possente
Dove com’aureo sole
480Poggia di Brama la magion lucente;
    Dov’erge l’Imalai l’intatta mole,
Ed alla Ganga in giro
Del loto degli Dei splendon le ajuòle.
    Come giorno che irradia il vasto empiro,
485Tal dalle rive bionde
Sorger tranquilla una gran luce io miro;
    E alla gran luce un’armonia risponde,
Da cui senso e pensiero
Prendon l’aure, le stelle, i fior, le sponde:
    490— Smetti, o figlio del Lazio, il vanto altero,
E tu, d’Arminio figlio,
Riponi il brando impaziente e fiero!



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