Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/252

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lucifero

Deliramenti e all’oblíosa ebbrezza
630Dell’acquistata libertà: risuona
D’inni ogni via; tuonan le piazze al grido
Dei Catoni d’un giorno; ardon le notti
D’assidui fochi, a cui tripudia in giro
Clamorosa la plebe; ove fra tanto
635Spensierato tumulto odasi il cupo
Reboar del cannone, un improvviso
Pallor si sparge in tutti i volti; tacciono
Gl’inni, spengonsi i fuochi, in varia fuga
Mugghia qual mar l’immensa folla, sperdesi
640Per le vie, per le piazze; odi all’intorno
Un chiamar sospettoso, un concitato
Serrar d’usci, e suonar per la deserta
Via dei pochi animosi il passo e il grido;
In simil guisa al favellar del Nume
645D’improvviso terror si ricoperse
L’anima e il volto dei Celesti, a cui
Solo è dolce allegrar gli ozj immortali
Di concenti, di danze e di conviti.
Si sgomentâro alla terribil nuova
650Anco i pochi gagliardi; ed altri in volta
Diêrsi precipitosi, altri in querele,
Altri in preci. Piangean le vereconde
Dive, e al petto ed al crin faceano offesa;
Battean le picciolette ali indorate
655I paffutelli Cherubini, e indarno
I bellicosi Arcangeli in piè ritti
Fan sdegnosa rampogna ai fuggitivi.
Scrollava il capo il divin Padre, e, — Imbelli,
Brontola, imbelli; ecco, qual pregio io traggo
660Dall’aver per sì lunghi anni impinguati
I non mai sazj fianchi vostri! Avessi
Nudrito oche! Potrei nei delicati
Epati almen delizíare il dente! —



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