Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/26

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lucifero

Regnar l’anime eterno? Alzati, e pugna:
L’uman genio ti sfida! —
                            Il pugno strinse
Superbamente, erse la fronte, e stette
160Il fulmine aspettando, o la risposta.
Tacito intanto dal soggetto mare
S’apre l’indifferente occhio del sole
Su le cose create, e si ridesta
Giù per le valli intorno e la pianura
165Il lieto suon delle fatiche umane.
— Sorgi, la terra è tua, proruppe allora
L’inclito pellegrin, sorgi, o gagliarda
Possa dell’uomo! Assai d’ombre e di sogni
Preda al mondo tu fosti; e dal divino
170Pugno di fango, onde t’han detto uscito,
Non ti redense ancor l’anima audace,
Nè l’industria natia, nè la sventura
Tua perpetua compagna. E che ti valse
Al par di te, trar dalla creta i Numi,
175Se al cospetto dei freddi simulacri
Dechinasti il ginocchio, e la superba
Libertà del pensier serva fu fatta
Di codarde paure? Or sorgi ed osa:
Il tron del mondo è tuo; numi e fantasmi
180Son fuor della natura, e non ha vita
Tutto che il vol della ragion trascende.
A che tra larve inesorate e vane
Cercare un che t’aggioghi e ti spauri,
Se muta al cenno tuo trema e si prostra
185Ogni cosa che vive? Ama e combatti!
L’opra dell’uomo è amor, vita è la guerra,
Tuo regno è il mondo, e il solo iddio tu sei! —
    Tacque, ed all’alto favellar commosse
Tremaron l’aure, ed echeggiò d’intorno
190La titanica rupe. Era nel monte



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