Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/263

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canto decimoterzo

E stanza e reggia ha solo in ciel l’amore?
Vieni, oh! vieni con me! Là nel tranquillo
Regno degli astri al buon Iddio da presso
Vivrem vita serena; e in quella pace
165Troverai la tua patria e l’amor mio! —
    Tacque tremando, ed arrossía. Fu lieto
Di quei detti l’eroe, però che vide
Su cotanta beltà certo il tríonfo,
E l’incalzò con queste voci:
                                       — O chiara
170Sopra a tutte le dive e la più bella
D’ogni terrena creatura, eguale
Solo a colei ch’è del mio cor regina,
E che parli d’amor tu che nel cielo
Al banchetto degli angeli ti assidi,
175Ove straniero e dispregiato è amore?
Ben di tutta pietà degna t’estimo,
Se amore altro non sai, che la fallace
Larva impotente, che il gran nome usurpa,
E i parvi e non interi angeli illude!
180Tutta ossessa di Dio, fiera dei molti
Tríonfamenti della tua parola,
Dalla terra passasti, e ti fu oscura
La vittoria miglior che donna ambisca,
La dolce voluttà d’esser vinta.
185Oh! cedi a me, cedi e trionfa! Amore,
Terreno iddio, che fa pensier la creta,
Ti apprenderà come si vince: ei solo
Mi suase a pugnar contro le cieche
Menti del cielo; ei qui mi addusse; ei muta
190Ogni lagrima in fiore, e alle dubbiose
Anime ignare il vero Èden insegna! —
    Parla, ed a lei che muta trema, e intorno
Paurosa si volge, apre le braccia
Supplicando con gli occhi, e in un amplesso



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