Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/304

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lucifero

Aule del ciel quanto potean di ricche
200Gemme e pregiate masserizie; e fatto
Uno sconcio fardello, a quella forma
Che travagliansi intorno ad un morente
Scarabeo nella polvere supino
le crudeli formiche, ad esso in giro,
205Con le mani e co’ piè forte spingando,
Trafelanti anelavano; e già già
S’involavan dal ciel, stolti! che fuori
Di quel regno di larve avean pensiero
Produrre oltre la vita; e negro intanto
210Li batteva a le spalle il giorno estremo.
Li sorprese in quest’opra il conosciuto
Grido e l’aspetto del sagace amico;
Onde ascoso il furtivo ònere, a modo
D’astute gazze, e fatto al loco intorno
215Di sè stessi gelosa ombra e tutela,
Aspettâr la proposta.
                          — Accorti e saggi
Siete inver più di me, disse il Lojola,
Se al bisogno del furto e della fuga
Già date il tempestivo animo. Al certo
220Periglioso è l’istante, e di tenaci
Nebbie ravvolto l’avvenir. Del Dio,
Che propugnammo, lo splendor tramonta:
Immortale ei non era; e noi già primi
Lo sapevam, noi che sol nume in terra
225L’utile nostro e il nostro regno avemmo.
Scarsa è la schiera e del mio nome indegna
Che mi resta laggiù; qui non è alcuno,
Che a pugnar pensi, poi che ottuse e vane
Le nostre armi son fatte; arbitro sorge
230Il mortale Pensier, che in aurei nodi
Non a caso io distrinsi; ogni virile
Nerbo gli tolsi a poco a poco, e ucciso



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