Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/102

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88 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Con murmure maggior nasce il suo fremito.
In oltre nè sì molli, nè sì dense,
     Come i sassi, e le travi, esser non ponno
     Le nubi; nè sì molli, nè sì rare,
     155Come le nebbie mattutine, o i fumi
     Volanti; poichè o dal gran pondo a terra
     Spinte cader dovrian, qual cade appunto
     Ogni trave, ogni sasso; o dileguarsi,
     Come il fumo, e la nebbia, e in sè raccorre
     160Non potrian fredde nevi, e dure grandini.
Scorre il tuono eziandio sulle diffuse
     Onde aeree del mondo; in quella guisa
     Che la vela talor tesa negli ampli
     Teatri strepitar suole agitata
     165Tra l’antenne, e le travi; e spesso in mezzo
     Squarciata dal soffiar d’Euro protervo
     Freme, e de’ fogli il fragil suono imita.
     Che tuoni esserci ancor di questa sorte
     Ben conoscer si puote, allor che il vento
     170Sbatte o i fogli volanti, o le sospese
     Vesti; poichè talvolta anco succede,
     Che non tanto fra lor testa per testa
     Possano urtarsi le contrarie nubi,
     Quanto scorrer di fianco, e con avverso
     175Moto rader del corpo il lungo tratto;
     Onde poscia il lor tuono arido terga
     L’orecchie, e molto duri, infin ch’ei possa