Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/113

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di Tito Lucrezio Lib. VI. 99

     Fulmin già pregna; onde repente allora
     Quel vortice di fuoco indi ruina,
     450Che noi con patria voce appelliam fulmine:
     E lo stesso succede anche in molt’altre
     Parti, dovunque un tal furore lo porta.
     Succede ancor, che l’energia del vento,
     Benchè senz’alcun foco in giù vibrata,
     455Pur talor, mentre viene, arde nel lungo
     Corso, per via lasciando alcuni corpi
     Grandi, che penetrar l’aure egualmente
     Non ponno; e dallo stesso aere alcun’altri
     Piccioletti ne rade, i quai volando
     460Misti ’n aria con lui forman le fiamme:
     Qual se robusta man di piombo un globo
     Con girevole fionda irata scaglia,
     Ferve nel lungo corso, allor, che molti
     Corpi d’aspro rigor per via lasciando
     465Nell’aure avverse ha già concetto il foco.
     Ma suole anco avvenir, che dallo stesso
     Colpo l’impeto grave ecciti, e svegli
     Le fiamme, allor che ratto in giù vibrato
     Senza foco è del vento il freddo sdegno.
     470Poichè, quando aspramente ei fiede in terra,
     Pon da lui di vapor molti principj
     Tosto insieme concorrere, e da quella
     Cosa, che ’l fiero colpo in se riceve:
     Qual se una viva pietra è da temprato


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