Diede i nome alle cose; in quella stessa 1530Guisa, che par, che la medesma infanzia
I teneri fanciulli induca al gesto,
Mentre fa, che da lor sia mostro a dito
Quel, che han presente all’occhio. Ogni animale
Sente il proprio vigore, onde abusarlo 1535Possa. Pria ch’al vitel nascano in testa
Le corna, egli con esse irato affronta,
E il nemico rival preme ed incalza.
Ma de’ fieri leoni i pargoletti
Figli, e delle pantere, allor che appena 1540Nelle branche hanno l’ugna, e i denti ’n bocca,
Già co’ piedi, e co’ morsi altrui fan guerra.
Senzachè confidar tutti gli augelli
Veggiam nell’ale, e dalle proprie penne
Chieder tremolo ajuto. Il creder dunque, 1545Che alcuno allor distribuisce i nomi
Alle cose, e che quindi ogni uom potesse
Apparare i vocaboli primieri,
È solenne pazzia. Poichè in qual modo,
E perchè chiamar questi ad una ad una 1550Potè le cose a nome, e i varj accenti
Esprimer della lingua, e nello stesso
Tempo a far il medesimo bastante
Alcun altro non fu? Ma se le voci
Non per anco appo gli altri erano in uso, 1555Onde fu del lor utile a costui