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Ma il censore non capì intanto che era l’Austria la rea progenie,

     Cui fu prodezza il numero,
     Cui fu ragion l’offesa,
     E dritto il sangue, e gloria
     Il non aver pietà,


e che con quelle parole il Manzoni vendicava finalmente nel 1822 i martiri piemontesi e lombardi della libertà italiana. Dopo il 1821, il Manzoni fece della Censura austriaca la propria alleata, per divulgare i suoi pensieri patriottici; prima di quel tempo, aveva, invece, anch’esso, se bene inutilmente, cospirato un poco. Ne’ Cento Giorni, quando si temeva in Italia una nuova ristorazione della tirannide napoleonica, il Manzoni aveva, fra il 23 aprile e il 12 maggio 1814, composta una Canzone che si conserva inedita a Milano, diretta contro la signoria francese in Italia. Ne reco qui, per saggio, la prima strofa, la quale mi pare abbastanza significante pel suo particolare sapore manzoniano:

Fin che il ver fu delitto, e la menzogna
     Corse gridando, minacciosa il ciglio,
     Io son sola che parlo, io sono il vero,
     Tacque il mio verso e non mi fu vergogna.
     Non fu vergogna, anzi gentil consiglio;
     Che non è sola lode esser sincero,
     Nè rischio è bello senza nobil fine.
     Or che il superbo morso
     Ad onesta parola è tolto alfine,
     Ogni compresso affetto al labro è corso;
     Or si udrà ciò che sotto il giogo antico
     Sommesso appena esser potea discorso
     Al cauto orecchio di provato amico.