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MEDEA. 217
Da capo il dolor cresce,
E dentro l’odio ferve.
E l’ira antica de la mente mia
Ripiglia un’altra volta
L’odiosa mano; e dove
Ella mi spinge, io segno.
Volesse Dio, che i figli
Di Niobe usciti fosser del mio ventre:
E cosi havessi sette
Superbo, figli e figlie;
Ch’a le pene io mi posso
Sterile addimandare.
Al fratello et al padre
(Quello che basta) ho partorito due.
Ove va questa turba
Funebre e lagrimosa?
E chi cerch’ella? e a cui
Apparecchia di dare
Gran percosse di fiamme e sanguinose?
Over l’Infernal schiera
Indirizza le sue faci?
Il serpe scosso a la percossa fiera
Torto risuona. E chi è colui, che vuole
Megera empia assalire
Con la trave nimica?
L’ombra di cui è venuta
Incerta per le sue
Sparse e lacere membra.
Egli è il fratello mio,
E ricerca vendetta:
Noi la farem, ma pria
Tutta m’incendi e ’nfiamma
E mi squarcia, e m’abbrucia,
Che ’l mio petto è capace ad ogni furia.