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Ma oltre a questo espose il primo di tutti in lingua latina la divina Commedia del Padre1, la qual fatica sta inedita in molte librerie;2 benchè, quantunque sia non un intiero comento, ma una tal quale spiegazione d’alcuni luoghi di quel divino Poema i più intralciati, ed oscuri3, meritasse di venire alla luce4. Del medesimo Pietro credei che fosse un capitolo in terza rima in lode di Dante, il quale fu pubblicato da Jacopo Corbinelli5, perchè col

  1. Se credere si deve al canonico Crescimbeni Storia della volgar poesia vol. II. pag. 272. Pietro compilò quest’opera nel 1327. dimorando in Treviso. Ma il detto Canonico non ci dice sopra quale autorità appoggi questa sua osservazione, ed il Dionisi, che fece accurato esame di quel che passa sotto il nome di Pietro, adduce molti argomenti per concludere che sia di tutt’altra persona.
  2. Questo comento, lasciando da parte ogni controversia, si custodisce nella Laurenziana Plut. XL. Codice 36. in fogl. e due altri nella medesima libreria sono passati, che erano nella Gaddiana segnati di N.° 353. e 354. cart. in fol. ed un altro testo a penna ho veduto pure in casa dei signori del Turco Rossetti di queste chiose. Luigi Alemanni ne possedeva già un’altra copia, ed una n’era in mano di Alessandro Giraldi ambedue gentiluomini Fiorentini, le quali copie sono citate in margine del Canto XVI. del Paradiso dagli Accademici della Crusca a pag. 418. dell’edizione di Dante ridotta da essi a miglior lezione, e stampata in Firenze per Domenico Manzani nel 1595. in 8. Finalmente un’altro testo a penna di questa fatica di Pietro, il qual testo come in fine si vede, era stato copiato nel 1453, fu del defunto marchese Alessandro Capponi segnato di n° 176. ed ora si custodisce nella Vaticana. La soscrizione che vi si legge riferita nel catalogo della libreria Capponi pag. 423. dice «Librum istum scripsi ego Jacobus domini Petri de civitate Ducali MCCCCLIII.» Forse è quello stesso che vide il Fontanini, e che cita nella sopraddetta opera lib. I. cap. IX.
  3. Giovanbattista Gelli nella prima lezione sopra lo Inferno di Dante parlando di Pietro dice «fece ancora egli sopra detta Opera alcune postille latine.»
  4. Di questo comento dice il mentovato Filelfo «Nec arbitror quemquam recte posse Dantis opus commentari, nisi Petri viderit volumen, qui ut semper erat cum patre, ita ejus mentem tenebat melius.» Del medesimo sentimento è il Forlanini nel libro III. della sua eloquenza Italiana pag. 422, dell’edizione di Venezia del 1737. in 4.°
  5. Il Corbinelli pubblicò questo capitolo, che incomincia