Pagina:Monsignor Celestino Cavedoni.djvu/12

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l’uno ebbe il primato nella Numismatica, l’altro nell’Epigrafia, ed entrambi furono riguardati come l’onore dell’Italia nel secolo XIX.

L’Italia fino dall’epoca del risorgimento, mostrò per la prima al mondo di apprezzare l’importanza delle medaglie, coll’esempio di Francesco Petrarca, luminare della sua letteratura e al tempo stesso portento di molteplice e faticosa dottrina. Il quale non solo fè redigere pel primo una carta geografica, e pel primo forse combattè Averroe senza parteggiare per Aristotile; ma suggellò tutti i suoi meriti, facendo perseverante incetta degli antichi scrittori, acquistandoli con grave dispendio, correggendoli, propagandone il culto e l’amore, e raccogliendo eziandio nelle sue famose peregrinazioni le medaglie che gli veniva fatto di trovare.

Dopo il Petrarca, fu pure l’Italiano Sebastiano Erizzo quello che pel primo sparse qualche lume d’erudizione sulle medaglie: ma doveva scorrere gran tempo ancora, molti altri studi dovevano progredire, prima che ne sorgesse l’edifizio di una scienza novella. Il che accadeva per mezzo dell’Eckhel quando il secolo XVIII volgeva all’occaso. Spirava un’aura favorevolissima alle ricerche degli antichi monumenti, si facevamo scavi dovunque balenava la speranza di scoprirne, si formavano con ogni diligenza collezioni di medaglie.

Frattanto quel sommo Archeologo, pubblicando la sua opera immortale sulla Scienza delle monete antiche, rese attoniti i dotti che in lui salutarono il creatore della Numismatica, l’oracolo di tutti i Numografi avvenire. Il quale superando tutti coloro che lo avevano preceduto nell’aringo, per vasta erudizione e critica profonda abbracciò tutte le parti della numismatica disponendole in un ordine al tutto nuovo, semplice e filosofico.