Pagina:Monsignor Celestino Cavedoni.djvu/14

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Bologna, venne nominato Direttore del Medagliere Estense1.

Il Muratori e il Tiraboschi splendidamente illustrarono la Storia del nostro paese, ed egli che ne doveva essere il degnissimo successore nell’Ufficio di Bibliotecario, consacrava può dirsi le primizie del suo ingegno alla città nostra, illustrando le reliquie della sua antica grandezza, quando venne aperto un luogo di sicuro asilo a quei marmi scritti e figurati che ne porgono tuttora sicuro indizio2. Ma sebbene fosse cultore operosissimo d’ogni parte dell’archeologia, la voce del suo genio famigliare lo invitava specialmente alla Numismatica, e porgendole ascolto, con mirabile perspicacia definiva al possibile l’età dei nummi antichi, quasi conoscendoli al solo tatto, ne raffigurava la patria, ne interpretava i tipi. Ei travagliò a tutt’uomo, nello scrivere articoli che sparse a piene mani nei periodici nazionali ed esteri, dettando memorie e componendo opere di gran lena; sempre inteso a profittare e delle scoperte di nuovi monumenti, e delle recenti scritture pubblicate dai dotti.

Profondo conoscitore delle storie, meditò eziandio sulle pagine dei più insigni Archeologi moderni; ammirando nel Visconti il giudice inappellabile in materia d’arti antiche, e quello che rese l’Archeologia compagna della Filosofia e delle grazie; nel Marini il più perspicace nel leggere, e il più dotto nell’interpretare i monumenti scritti nel Romano linguaggio; nel Senator Buonarotti, quasi il ritrovatore dell’ottimo metodo d’interpretare l’antichità figurata e quello che schiuse la via battuta poscia si gloriosamente dal Winckelmann. Però quegli che tenne la cima de’ suoi pensieri fu l’Eckhel; in lui venerò il suo maestro ed autore, la saggia guida che dovea francarlo nel

  1. [p. 40 modifica]Il Cavedoni ne’ molti suoi scritti coglie con piacere l’occasione dì favellare del Mezzofanti, e si vede che l’animo suo è scosso da un moto interno di tenerezza e di viva gratitudine. Ha scritto alcune memorie intorno alla vita dell’uomo celebre, inserite nel Tomo IX degli Opuscoli Religiosi letterarj e morali stampati in Modena, dove dice: « In sul cadere dell’anno 1820 allorché io, per testimonianze e raccomandazioni sue e del Ch. Can. Filippo Schiassi, fui designato dalla clemenza dell’ottimo mio Principe Direttore del R. Museo Estense delle Medaglie, egli soffriva a mio riguardo persino i rigori estremi della fredda stagione, per addestrarmi alla cognizione pratica delle antiche monete Greche e Romane nelle stanze del Pontificio Museo di Bologna pel decorso del Dicembre che fu rigidissimo. « E più avanti soggiunge. » Ne’ cinque anni che mi fu dato godere del suo in-[p. 41 modifica]sì pubblico come privato, nol vidi mai turbarsi pel tardo intendimento mio o di altri suoi scolari; sì che in lai non si verificava altrimenti quella sentenza di M. Tullio (Pro Roscio com. II.) quo quisque est ingeniosior, eo docet iracundius et laboriosius.
  2. [p. 41 modifica]Dichiarazione degli antichi marmi Modenesi con le notizie di Modena al tempo dei Romani. Modena, Vincenzi, 1828. Vi è una dedica allo Schiassi.